giovedì 6 marzo 2008

NON MI CANDIDERO' per rispetto della sentenza, che sarà appellata dai miei difensori Avv. Paola Rizzo e Avv. Alfredo Biondi

La sentenza del Gup di Roma Giulia De Marco, che mi condanna in primo grado a sei mesi di reclusione, mi impone un unico e preciso dovere politico e di coscienza come cittadino e come parlamentare: la rinuncia alla candidatura al Senato della Repubblica nel Collegio del Veneto.
Non voglio che la mia colpa o miei errori ricadano sul Pdl, ideato da Silvio Berlusconi, alla cui attività politica io continuerò a dedicare l’intelligenza e le capacità di lavoro che mi restano nonostante la mia veneranda età.
Avrei potuto già da ieri firmare presso il notaio Matella in Via dell’Umiltà a Roma l’atto di accettazione della candidatura che mi era stato richiesto. Non l’ho fatto proprio perché attendevo l’esito dell’odierno processo. Ho voluto io stesso il processo (il primo con queste imputazioni) con il rito abbreviato - mirabilmente svolto a mia difesa dai bravissimi avvocati Paola Rizzo e Alfredo Biondi - per contribuire nei tempi e nei modi alla rapidità del giudizio e imitare così la rapidità dell’inchiesta giudiziaria sebbene io non sia mai stato interrogato dal magistrato inquirente.
Lo stesso giorno dell’11 giugno scorso in cui si è scatenata una campagna “moralistica” promossa dalle dichiarazioni dal Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, dal Ministro della salute Livia Turco, dal senatore Calderoli e dall’on. Alemanno, io ho presentato le dimissioni per la cui discussione, dopo vari rinvii a causa di abbinamenti con altre richieste diversamente motivate,ho dovuto attendere ben 40 giorni. Io ero interessato ad un solo obiettivo: raccontare nella solenne aula di Palazzo Madama, la sequenza dei “fatti dell’autoambulanza” come si erano effettivamente svolti e non come sono stati raccontati dai giornali italiani e di tutto il mondo e le campagne persecutorie condotte dalle Sinistre contro di me come giornalista della Rai.
L’insistenza ripetuta del gruppo di AN, al quale appartenevo al momento del fatto, ed anche l’invito di tanti miei elettori, mi portarono alla decisione, di cui oggi mi dichiaro pentito, di ritirare le dimissioni.
La mia rinuncia alla candidatura è la ripetizione di quell’atto volontario che io feci scrivendo in data 11 giugno 2007 al Presidente del Senato Franco Marini e sul quale non saranno possibili cambiamenti.
Mi rammarico soltanto che un tempo della “politica elettorale”, sia coinciso con quello del primo grado di giudizio in un processo penale del Tribunale di Roma.
Io continuerò a fare politica in altra forma, a battermi per le mie idee,che sintetizzate al massimo, sono quelle di dare agli italiani un moderno sistema politico bipolare capace di garantire i diritti - prima di tutti quello alla vita ed alla morte naturale di ogni persona - attraverso le “quattro libertà fondamentali” iscritte nella Costituzione americana, dove i valori di Patria e di Nazione trovano il massimo di realizzazione con il libero contributo di ogni cittadino, come vediamo in queste settimane e per la durata di mesi con le elezioni primarie. Qui davvero si tratta di elezioni e non di nomine guidate.

Roma, 6 marzo 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

se rispetta davvero la sentenza, non si appelli, visto che ha anche chiesto il rito abbreviato.